Chi siamo

La Voce del Padrone nasce come rivista di critica culturale nel Settembre 2015 a Tivoli. Dopo aver pubblicato i numeri 0 ed 1 della stessa la redazione subisce vari cambiamenti che la portano ad escludere momentaneamente la pubblicazione della carta stampata: per questo siamo qui. Abbiamo aperto questo blog con lo scopo di dargli la forma di un laboratorio di idee e pensatoio aperto ad ogni tipo di confronto. Vi auguriamo buona lettura nella speranza che da queste colonne virtuali possa partire la riscossa per tornare a pubblicare la nostra rivista. 
                                                      - Redazione VDP


La Voce del Padrone: smascheramento

di Vincenzo Cerulli

Noi siamo “La voce del padrone”; ma fai attenzione caro lettore perché potresti cadere in inganno nel tentativo di affibbiarci atteggiamenti, pose o scopi che non abbiamo.
Per “padrone” non intendiamo alcun tipo di editore da cui prendiamo direttive circa quello che scriviamo. Siamo, almeno in queste poche righe, “indipendenti”. Non lo scrivo in stampatello o con toni sfarzosi poiché negli ultimi anni con il pretesto dell'indipendenza molte compagini editoriali (e non) hanno addolcito e smorzato il senso critico nei propri lettori. Di fatti il lettore di qualsivoglia testata, non appena sente aria di libertà ed indipendenza abbassa la guardia e smette di pensare, credendo ciecamente a tutto ciò che gli viene presentato. Pensare stanca, non posso negarlo e per evitare fatiche di questa sorta ci si affida alla buon'anima dello scrittore libero ed indipendente (da cosa poi?). Ecco! Questo è il fenomeno di totale fedeltà, spesso degenerato in sottomissione, da parte dei lettori nei confronti della “controinformazione ufficiale” (che ossimoro sublime!). Eh già, perché devi sapere che anche per entrare nel circolo della controinformazione devi scrivere e parlare in un certo modo, altrimenti vieni accusato di servilismo verso l'altra informazione e dunque verso i “poteri forti”.
Se mi stai ancora seguendo (ammetto che con tutte queste “informazioni” che si professano giuste ed insostituibili è difficile) caro lettore, a questo punto il torto fatto ti dovrebbe essere chiaro. A riguardo e molto più approfonditamente di me ha scritto Paolo Barnard, smascherando uno dei maggiori eroi della controinformazione nostrana, il Vate delle procure di tutta Italia: Marco Travaglio.
Dopo questo piccolo ma intricato ragionamento dovrebbe esserti chiaro che non riportiamo la voce di nessuno al di fuori della nostra, anche perché, se qualcuno volesse affidare alle nostre penne le proprie corde vocali se ne pentirebbe subitamente.
Procediamo dunque allo smascheramento che il nostro nome richiede.
Noi padroni dell'informazione? Che immagine terribile! O ancor peggio della controinformazione?! Mi viene la nausea solo a pensarci. Il peccato originale di entrambe le schiere opposte di cui si parlava sopra (informazione/controinformazione) è talmente semplice e chiaro che sembra banale: il loro errore sta semplicemente nel credere di aver ragione. Tu mi rispondi allora comprensibilmente : “però se tutte e due professano di aver ragione è chiaro che per una delle due è per forza così”: e invece no mio attento lettore, e ora ti spiego perché.
In potenza, all'inizio almeno, la controinformazione poteva veramente essere una fonte fedele, un compagno con cui dialogare ed un mezzo con cui conoscere e giudicare. Nata sul cadavere (che ancor oggi reclama di essere stravivo in manifestazioni grottesche) dell'informazione, la controinformazione si è limitata a scegliere un pubblico diametralmente opposto a quello della madre che l'aveva partorita; senza però cercare prima di costruire se stessa. Per essere più pragmatici e non scadere nell'eristica, la controinformazione, a mio parere, si è modellata sui gusti di chi la seguiva. Per questo non è libera; ma anzi, come l'anticonformista più idiota aspetta le mosse della massa per agire in funzione antitetica ad essa, così la controinformazione è schiava delle mode, in maniera inversamente proporzionale all'informazione. Ha riprodotto all'interno del suo sistema le stesse brutture e gli stessi rapporti marci da cui era fuggita. Per questo noi de “La voce del padrone” affermiamo decisamente di camminare al di là di queste due vuote trincee; ma non ci fermiamo qui. Se ci fermassimo a questo punto andremmo poi a morire trincerati sulle nostre posizioni, come è accaduto ai due fronti descritti prima. La nostra più grande ambizione è il dialogo incessante con te carissimo lettore. Dubita, dubita di ogni riga che hai letto e sottoponi tutte le nostre pagine al vaglio del tuo senso critico.
Un concetto è vero in tutta la sua potenza solo dopo che ha superato il travaglio e la negazione, questo, più o meno, dice Hegel. Solo così cresceremo entrambi, attraverso il dialogo critico scevro da qualsiasi apriorismo.

                                                                                            (Settembre 2015)

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